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Il “Volto Santo” è una reliquia conservata nell’omonimo santuario dell’ordine conventuale dei Cappuccini nel paese di Manoppello, in provincia di Pescara. Gran parte del mondo cristiano lo considera e lo venera come l’autentico velo con il quale la Veronica coprì il volto di Gesù appena deposto dalla croce.

Volto Santo Manoppello AbruzzoL’immagine è un sottile telo di bisso (quasi una diapositiva) che misura cm. 17×24 e sul quale sono impresse delle macchie di sangue ed un volto maschile con barba e lunghi capelli divisi in bande, occhi aperti e bocca semiaperta. E’ custodito in un’antica cornice e coperta da vetro.

La caratteristica che lo rende unico è che è possibile rilevare l’immagine da entrambi i lati del telo.

Tutti i tratti somatici sono irregolari: le labbra sono di colore rossastro, una guancia è più gonfia dell’altra, gli occhi guardano verso l’alto mostrando bene il bianco del globo oculare, le pupille sono completamente aperte, sopra la fronte c’è un ciuffo di capelli più corto.

Innumerevoli studi scientifici ed osservazioni a raggi ultravioletti ed al microscopio hanno dimostrato che non sono presenti tracce di pigmenti o di pitture. L’immagine sarebbe, pertanto, di natura definita “acherotipa”, ossia non realizzata dall’intervento dell’uomo.

Secondo i grandi studiosi della reliquia (i tedeschi suor Blandine Paschalis Schloemann, monaca trappista ed il Prof. Heinrich Pfeiffer, gesuita e docente di Iconologia e Storia dell’Arte Cristiana presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma) questa  “icona” del volto di Cristo coin­cide perfettamente, anche nei minimi particolari, con il volto della Sindone. Rispetto a quest’ultima, però, l’immagine di Manoppello appare molto più nitida e colorata e le ferite del volto riprodotte sembrerebbero riferite ad un momento successivo a quelle della Sindone, poiché sono in fase di rimarginazione.

Secondo Padre Pfeiffer è questa l’autentica “Veronica” che un tempo era ve­nerata a Roma in una cappella della basilica di San Pietro situata dove ora si trova “La Pietà” di Michelangelo. Veronica non è la donna che nella sesta stazione della Via Crucis avrebbe asciugato con un panno il volto di Cristo, ma è quel panno stesso, quel velo sul quale sarebbe rimasta impressa la “vera ikona” (da cui “veronica”) del Signore.

La tesi di Padre Pfeiffer è che il cosiddetto mandi­lion (il telo con cui Gesù si sarebbe de­terso il volto lasciandovi impressa mi­racolosamente la propria immagine, secondo i Vangeli Apocrifi poi donato a re Abgar), sarebbe il sudario di Cristo. Dalla Cappadocia, il sudario o Santo Volto sarebbe stato trasportato prima a Co­stantinopoli e poi a Roma. Da Roma arrivò infine a Manoppello, dove fu venduto per ricavarne il prezzo del riscatto di un soldato prigioniero e arrivò nelle mani dei cappuccini.

Invece quello che si credeva fosse il mandilion di Edessa sarebbe la vera Sindone che, trasportata a Co­stantinopoli, ne sparì per riapparire molto più tardi a Lirey e finire a Torino.

 

Che la “Veronica” si trovasse a Roma è fatto certo: i fedeli vi si recavano in pellegrinaggio soprattutto per contemplare quel Volto, esposto anche nel Giubileo del 1475 terminato nel 1479. La reliquia sparì agli inizi del 1600 quando la cappella fu distrutta, esattamente nel periodo in cui apparve a Manoppello.

Padre Pfeiffer sostiene che il volto della Sindone e quello impresso sulla Veronica siano gli stessi rilevati su tutte le diverse iconografie giunte ai giorni nostri: tra dipinti, affreschi, formelle e monete antiche, è sempre lo stesso volto che appare e con i medesimi tratti e caratteristiche, anche su quelli realizzati da prima che venisse ritrovata la Sindone stessa. Da qui, la certezza che quello impresso sul velo di Manoppello, fosse universalmente riconosciuta come il vero volto di Cristo.

Tutte queste immagini presentano infatti un volto allungato ed un po’ rotondo, la barba bipartita, i capelli ondulati e paralleli, un piccolo ciuffo di capelli che scende dall’attaccatura sulla fronte ed una specie di acconciatura alta che appare soltanto nella sovrapposizione del Volto di Manoppello sulla Sindone.Que­sta operazione è stata effettuata nel 1978 in grandezza naturale, mediante fotografie e con metodo scientifico da suor Blandine Paschalis Schloemann, con il risultato di una coin­cidenza sorprendente.

 

La tesi dei due religiosi tedeschi è molto contestata da altri sindonologi, ma supportata da molti documenti, da studi e da un interesse straordinari.

 

Purtroppo, la storia del Volto Santo di Manoppello, è molto più conosciuta all’estero che in Italia o nell’Abruzzo stesso: prova ne è il fatto che i maggiori studiosi dell’icona siano stranieri. La speranza è che su questa misteriosa ed affascinante reliquia, oggetto di una straordinaria devozione da parte dei fedeli, vengano accesi i giusti riflettori.

 

Certo, qualsiasi tipo di indagine arriva inevitabilmente a quel bivio in cui bisogna scegliere tra ragione e fede: ma il credente si è già affidato nel momento in cui si reca a Manoppello per guardare il vero Volto di Gesù nel momento in cui sta risorgendo alla vita.

 

In questo Anno Giubilare è previsto dal 3 al 14 Maggio 2016 un percorso spirituale denominato “Il Cammino del Volto Santo”. Partendo da Piazza San Pietro, si arriverà a Manoppello ripercorrendo il tragitto che il pellegrino attraversò per salvare l’icona.

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